Indie-R-Views | Effenberg | Elefanti per cena

EFFENBERG (alias Stefano Pomponi) è un cantautore che rappresenta stilisticamente qualità più moderne di una certa scena indie che potremmo assimilare in un certo senso anche agli Ex-Otago ad esempio. Lo stile un po disincantato e spontaneo dichiara una grande capacità dell’immediatezza nel regalare immagini che si traducono come fotografie precise di alcuni frammenti o “patterns” dell’attualità. Con un linguaggio che non è un richiamo forzato a cliché precostituiti se non originali invece, e che si innestano precisamente su un’impalcatura ritmica e melodica che si pone parallela, riuscendo perfettamente ad entrarti nella testa con facilità ed efficacia.
E’ sicuramente una dote naturale quella di Stefano che ha iniziato a scrivere a 18 anni e che irrompe immediatamente in questo che è un album di debutto dal titolo “Elefanti per cena“.

Elefanti per cena (album)
Effenberg

Ingombranti cambiamenti dei nostri tempi, spesso con forme troppo giganti da digerire e da comprendere, che traducono simbolicamente un malessere vissuto con un certo ‘distacco’, se non impotenza. Come lo è una certa generazione, magari vicina ad un passato fatto di elementi che appartengono ad altre epoche, e che si proietta in un futuro incerto, dove ritornano gli stessi elementi della vita, quali gli affetti, il ‘lavoro’, gli amici ed alcuni valori che più o meno offuscati ed inquinati cercano una condivisione umana. In questo caso tra chi ha la possibilità di comunicare, scrivere, esternare. Dei vari approcci musicali all’interno di “Elefanti per cena” (titolo che ci confessa, essere attinto ad un vissuto onirico personale) sono probabilmente quelli più melodici che sembrano, a mio avviso, catturare maggiormente l’attenzione, con un fluire di parole e musica più sintonizzate con una certa ‘visione’. EFFENBERG è uno pseudonimo che nasce da una passione, probabilmente calcistica, per eventi implicanti il noto calciatore Stefan (giocatore ed ex centrocampista della Fiorentina). Stefano lo incontra per caso un giorno in una spiaggia assistendo ad una scena buffa che lo colpisce. La forza caratteriale, ma più probabilmente una certa autenticità di quest’ultimo, lo contagia, potremmo dire emotivamente e quindi ‘pseudonomi-camente’ il percorso del cantautore lucchese. Lontano quindi da qualsivoglia deduzione di questo cognome tedesco che poteva meno probabilisticamente, su mie elaborazioni, esser tradotto in Effen (olandese) = pianura / –berg (tedesco) = montagna ; ma che poteva essere di una certa coerenza per una certa Italia. Epoca dove una certa generazione è in attesa del ‘niente’ (“e come è strano aspettare il niente”), spesso in una piazza, sempre più popolata da persone anziane e magari in compagnia di alcune badanti, che a loro volta rappresentano un cambiamento epocale in tema di immigrazione e società, economie, culture in movimento ed in cerca di assestamento. E’ la traccia numero 5, “Le badanti” che risulta un pezzo sicuramente potentissimo dal punto di vista comunicativo e descrittivo, cullato e circoscritto in questa melodica autentica che sa di pieno abbraccio. Non discostandoci troppo arriviamo anche al singolo di apertura e di lancio dell’album (uscita prevista 26 di maggio 2017), dove si ritrovano le stesse sofferenze di qualsiasi epoca in tema di relazioni affettive ma probabilmente, il salto alla situazione attuale contemporanea in tema di relazioni, è ancora più immediato e forte e devo dire che con l’ausilio simbolico di un “Atlantico” che ha la caratteristica della grandezza e della potenza è un qualcosa di assimilabile a una certa profondità di sentimenti, mare e acque, anche queste che ricorrono in una certa cronaca e che sono come un probabile magico filo conduttore più o meno consapevole. E sono le esperienze personali e dirette, come ci dichiara nella nostra intervista, quelle che senza troppi filtri traducono le sue emozioni in trasposizione di parole e musica.
Sebbene ci sia un amore, sempre come ci dichiara, ed un apprezzamento per i cantautori classici, nonché fruizione e più attenzione all’attualità della musica, Effenberg presenta uno stile personale ben delineato senza troppe forzature, più maturo di una certa evoluzione storica musicale e contenutistica e che traduce un talento che è un piacere ogni tanto di poter scoprire. (di Emiliano Tanchi)

Tutte le musiche e i testi sono di Effenberg, voce e chitarra acustica del disco. Gli arrangiamenti sono il frutto di un lavoro congiunto svolto insieme ai musicisti Paolo Sodini (chitarra elettrica), Emmanuele Modestino (basso elettrico) e Piero Perelli (batteria).

Discolors
Emiliano Tanchi

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