Tokio Hotel | Kings of Suburbia | Analisi

Tokio Hotel : Analizziamo arrivando a Kings of Suburbia !!! …Classica boyband? No, grazie! E per fortuna! La loro sembra una buona energia. Certo c’è stato un momento di pausa, un nuovo disco che ancora traccia una linea in esplorazione, in divenire, d’altro canto stanno crescendo, musica compresa. Ma c’è un qualcosa di buono che continua a fluire, che in qualche modo arriva in maniera sana. Partendo dall’aspetto/look del leader Bill Kaulitz, che immediatamente può far richiamare all’espediente del solamente immagine. Ed invece sembra più un utilizzare artistico dell’estensione dell’essere sul palco, vivendo un fluire interiore, non molto lontano come concetto al marcare di tanti aspetti ribelli e sofferti come nel punk. Troviamo un ragazzo che ogni volta sembra cancellare i caratteri identificativi dell’anno precedente, più vivendo la sua immagine che essendone succube, a dispetto delle cover e della continuità a fini commerciali. Un aspetto interessante è che si tratta di una band dove c’è anche un fratello, sono due gemelli e magari chissà se anche questa può essere un’influenza che in fondo li porta ad accentuare una differenza dall’ “altro”. Può essere. Fatto sta che si nota un lavoro costante, impegnato, senza che possa scendere nel tiriamo a chiudere un album, un impegno più vicino alla tedesca maniera della responsabilità, diciamo lavorativa. Ma fortunatamente può venir fuori anche una traduzione più globalizzata nella loro identità, dal titolo che richiama a qualcosa che sembra farli appartenere più ad una grande metropoli di maggiore rilevanza, al fatto che in alcuni tratti passino da un look rock, quasi metal e una serie di miscele che assaggiano un po da un calderone piuttosto variegato delle varie sfaccettature della cultura multimediale, bucando anche simboli televisivi (Twilight). Siamo giovani, stiamo sognando e quando si crea, e per fortuna è inevitabile sognare, mescolare simboli.

Questa ampia introduzione che possa essere una chiave di lettura di partenza che cerca un continuum per arrivare alla produzione musicale. Della onestà creativa ne ho fatto cenno e credo che in qualsiasi pezzo dell’ultimo Kings of Suburbia possiamo trovare qualcosa di buono in ciascun pezzo. Personalmente posso dire di averlo molto apprezzato. Trovo passi in direzioni diverse, non facili, invece stimabili. e devo dire che si nota una struttura di una certa forza. Scalzando un più commerciale, quanto più probabilmente riuscito ma più facile, Love Who Loves You Back dove di meno coerente c’è solo l’immagine un po troppo singolarmente statica del batterista, all’interno del video, si può poi passare ad una Run, Run, Run che è un elemento prezioso, intimo, discretamente riuscita e godibile. Never Let You Down ci offre sonorità più contemporanee che si allargano senza abbandonare il loro stile in una soluzione più potente e carica. We found Us altro elemento apprezzabile che non si sa in quale posizione nella scaletta inserire, a se stante ma con tratti ugualmente positivi.

Sebbene l’articolo che ho proposto possa sembrare dai toni entusiastici, credo che sia un giusto bilanciamento per chi nella critica musicale possa talvolta incontrare difficoltà oggettive che sfuggono dalle facili categorie. Un mondo in evoluzione e più spesso rivoluzione, non fatta con le armi, non sempre. E credo che i Tokio Hotel siano una band che possano rappresentare qualcosa di interessante sul piano musicale e non solo, indipendentemente dal vaglio dei numeri delle vendite. (Emiliano Tanchi).

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