Il piacere di una chiacchierata con Andrea Badalamenti, anima e “amicizia” di The Regal. La dimensione della nostra conversazione è naturale e spontanea…ci parla della sua musica che si basa su tre elementi quali chitarra, basso e batteria. Andrea considera gli strumenti come dei pennelli per dipingere e creare qualcosa di speciale, dove sottolinea l’importanza e l’accuratezza del “pennello” che segue una sorta di disciplina. Il tutto ci viene da dire in una dimensione molto sana, quasi solitaria, come sono le loro sessions in studio, al di fuori di schematismi attuali del mondo di oggi. La loro è una piccola e grande rivoluzione interiore, andando nel profondo e facendo sì che le loro note siano una carezza dolce e cullante di un sogno, uno specchio che possa rispecchiare una certa anima che spesso segue le fila del sogno, degli ideali, come se la risultanza fosse cosa riflessa. E’ il magico gioco della creatività e dell’essere umano tra quel confine che sta tra il razionale e l’irrazionale. In tutto questo ritornano dei termini che come senza tempo sono dei necessari ingredienti dell’essere umano, fondamentali.
E’ su questi termini che scopriamo la forza dei The Regal, grazie ad una sorta di associazioni-spiegazione di quelli che sono i “lavori” del Human. Dall’amicizia come abbiamo citato all’inizio di questo articolo alla libertà del mondo di oggi, alle semplici emozioni che necessariamente diventano una fuga sotto una luna romantica che offre spunto ai sogni. Le ombre sono state dichiarate, vale la pena condividere la sintonia e l’armonia che questa band ha in seno. Un Album, quello di “The Shade of the Human Job” che ha il piacere di ritornare all’ascolto. Grazie al basso ‘rotondo’ di Alessio, all’impeccabilità di Manuel alla batteria ed alla sintonia con testo e musica di Andrea, voce e rappresentanza dei The Regal.
tracklist intervista:
The Unloved
Kimera
Bomb of Peace
Lookin’ Back with Two Wheels
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